Negli ultimi cento anni l’insegnamento della letto-scrittura ha capitalizzato un ricco patrimonio di esperienze e sperimentazioni didattiche – dal metodo globale inaugurato da Decroly a quello “scientifico” di Maria Montessori, dall’attivismo democratico al metodo naturale di Freinet – rinforzate dalla ricerca educativa e psicologica che ha sottolineato l’importanza dell’“integrità” della persona e della circolarità di didattica ed educazione: non ci può essere l’una senza l’altra, apprendimento senza benessere, acquisizione di competenze isolate dall’individuo considerato nella sua interezza: passioni, immaginario, bisogni, traumi, competenze, aspirazioni… Ancor recente, poco esplorata e poco condivisa è l’applicazione di questo complesso di esperienze e metodi didattici al campo dell’insegnamento dell’italiano a persone di origine straniera, quasi che le motivazioni ad agire dei migranti fossero tutte contenute nelle necessità della vita pratica e nelle urgenze – lavoro, casa, permesso di soggiorno – dell’integrazione. Sfera cognitiva, sfera affettiva e sfera politica non possono essere sezionate e tenute distinte.
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